L'inquinamento delle acque dolci
Sulla Terra sono presenti circa un miliardo e mezzo di metri cubi di acqua.
Il 3% è costituito da acqua dolce sotto forma di laghi, fiumi e acque
sotterranee. Abitualmente si considera l'acqua un bene illimitato, suddiviso in
due sole varietà, dolce e salata.
Inquinare l'acqua significa proprio modificarne le caratteristiche in modo tale
da renderla non utilizzabile allo scopo a cui è destinata.
Secondo la Banca mondiale sono più di 500 i conflitti documentati per il
controllo dell’acqua di cui buona parte si concentrano nelle acque
trasfrontaliere cioè che toccano più Stati. Il Nilo ad esempio
attraversa sette paesi africani e il suo bacino ne occupa altri quattro. Un
trattato venne firmato da Egitto, Sudan e Gran Bretagna per stabilire la sua
suddivisione ma dopo l’Etiopia costruì una grande diga per garantire al paese
l’approvigionamento di acqua ma l’Egitto teme che ciò
riduca la percentuale di acqua a disposizione. Durante il giorno l’uomo
consuma molta acqua poiché tutti i prodotti hanno un’impronta idrica.
ma molto spesso passa in secondo piano in che modo questa risorsa sia
cruciale anche per la sopravvivenza di qualsiasi essere vivente, piante e
animali, compresi quelli che si inseriscono nella nostra catena alimentare.
Tutto ciò che mangiamo, infatti, ha un suo costo in termini di acqua: si chiama
“impronta idrica” degli alimenti. È possibile ridurre il consumo di alimenti di cui
è riconosciuto l’ingente impatto idrico. Ad esempio, preferendo la carne di
pollo a quella di manzo, scegliendo il tè al posto del caffè e, in generale,
adottando soluzioni sostenibili come fanno i flexitariani, per esempio, oppure
seguendo una “dieta universale”. Una seconda strategia è quella di scegliere
alimenti con minor impatto idrico. Per esempio, scegliendo latte in una zona
dove ci sono buoni livelli di risparmio idrico in filiera. La criticità in questo
caso, è che ci sono poche informazioni sulle etichette. Bisogna sapere essere
consapevoli di quello che si mette nel carrello, evidenziato anche da Ismea
che dal 2019 ha dichiarato di voler modificare le etichette degli alimenti. Gli
italiani sono molto sensibili a quello che mangiano, questo lo dimostra anche
la ricerca di eccellenze come DOP e IGP, ma anche con un’attenzione alla
sostenibilità umana e ambientale del cibo.
Qual è l’impronta idrica dei cibi che portiamo normalmente sulle nostre
tavole? Si tratta di un dato molto importante, che non troviamo mai riportato
in etichetta. L’impronta idrica indica il volume di acqua necessario per
realizzare un prodotto a livello industriale, tenendo conto sia dell’acqua
effettivamente utilizzata che dell’acqua inquinata nei diversi processi
produttivi.
L’acqua potabile diventa un vero e proprio oro blu, a cui l’industria alimentare
attinge sempre più per garantire una produzione continua. Basta pensare ai
Paesi in via di sviluppo, in cui l’accesso all’acqua potabile è difficoltoso, se
non quasi assente, per capire che è giunto il momento di chiedere al settore
alimentare di contenere consumi e sprechi.
Ecco la classifica dei cibi che consumano più acqua secondo i dati di Water
Footprint Network.
Indice
Carne bovina (1kg-15400l d'acqua)
Tè verde (1kg-8.860l d'acqua)
Carne suina (1kg-6000l d'acqua)
Durante gli anni c’è stato un aumento di inquinamento soprattutto per l’acqua
ciò dovuto specialmente per le attività dell’uomo. Le prime acque inquinate
sono quelle sotterranee e le cause sono i rifiuti e pozzi perdenti.
Le acque sotteranee
Quando queste acque vengono inquinate c’è una serie di contaminazioni
chimiche dell’acqua potabile. I pesticidi sono uno dei più noti inquinanti sia
dell’acqua sia del suolo, quindi queste acque devono essere protette da tutto
ciò. Per questo è stato necessario apprestare una tutela ad hoc per queste
acque, avvenuta il 12 dicembre 2006. Questa tutela si pone come scopo cioè
quello di istruire misure specifiche per prevenire e controllare l’inquinamento
delle acque sotterranee. Quello delle acque sotterranee emunte è una tema a
cavallo tra la tutela delle acque e la bonifica dei siti contaminati, si segnala
che ai soli fini della bonifica è ammessa la remissione, le acque devono
essere trattate nello stesso acquifero da cui sono giunte.
Un'importante causa dell'inquinamento delle acque dolci sono gli scarichi di
materiale organico, come gli scarichi urbani. Quest’ultimi consistono nelle
acque di rifiuto delle città che, smaltite attraverso le fognature, raggiungono i
corsi d’acqua e da questi vengono trasportate al mare. Queste acque
contengono grandi quantità di elementi come il fosforo e l’azoto (i detersivi).
L’accumulo di questi elementi causa l’espandersi di alghe microscopiche che,
non essendo smaltite, aumentano il consumo di ossigeno per i pesci,
provocandone la morte.
Nelle grandi città queste acque vengono trasportate in depuratori, ma a volte
questi non riescono a smaltire l’enorme quantità di elementi inquinanti,
purtroppo in Italia meno della metà degli scarichi vengono depurati. Le specie
che possono essere interessate dall'inquinamento di ecosistemi di acqua
dolce sono: insetti, crostacei, pesci, anfibi e alghe.
L’utilizzo dell’acqua durante la giornata
Ogni giorno usiamo grandi quantità d'acqua per molti scopi differenti: usiamo
l'acqua per lavare piatti, per fare la doccia, per tirare lo sciacquone, per
preparare la cena e per tanti altri scopi.
In media ogni italiano consuma quotidianamente 245l di acqua potabile e
pensare che solamente una doccia di 5 minuti consuma dai 75 ai 90 litri ,lo
sciacquone 16 litri e un carico di lavatrice consuma oltre 100 litri di acqua
potabile. Sono dei dati veramente preoccupanti, basterebbe veramente poco
per ridurre i consumi. Per esempio, basterebbe una piccola
manutenzione di un rubinetto che scorre che in media consuma oltre 100 litri
di acqua potabile al giorno, oppure, quanta acqua scorre a vuoto mentre
aspettiamo che raggiunge la temperatura desiderata? Basterebbe isolare
bene le condutture per ridurre i tempi di attesa risparmiando acqua ed
energia. Molte persone pensano che l'acqua sia una risorsa inesauribile ma
non è così. In molti paesi si fa un uso troppo eccessivo di queste risorse e il
più delle volte l'acqua è abbondantemente sprecata mentre invece nel
continente africano una persona consuma meno di 5 litri al giorno di acqua.
Non è difficile pensare che in futuro queste scarsità porteranno a molte
guerre.
Proprio per questo dobbiamo limitare i consumi per salvare l'acqua e la
nostra vita
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